I 50 anni dell'AIAS: un compleanno all'insegna del fare

Questa storia inizia con un giorno di pioggia. Uno di quei giorni prealpini dove la primavera sembra essere scomparsa per far posto al diluvio. D'altro canto ci troviamo in provincia di Varese, nella regione dei laghi e qui, si sa, quando comincia a scendere acqua è difficile che smetta nel giro di poche ore. Un giorno in cui chi può preferisce prendere la macchina per spostarsi.

Siamo nel 1966 e il commendatore Annibale Tosi, industriale tessile bustocco, contro ogni previsione decide che quella mattina si recherà a Milano in treno. Arrivato in stazione, la sua attenzione viene attirata da un gruppo di signore che sostano sulla banchina di fronte alla sua, quella dove passa il treno per Varese. Sono sette, otto mamme che, sotto la pioggia, tengono in braccio i propri figli cercando di ripararsi alla bell'e meglio con gli ombrelli. I bambini sono di età diverse, ma hanno tutti un tratto comune: sono disabili. Annibale Tosi, incuriosito, attraversa i binari e comincia, cortesemente, a fare qualche domanda. Scopre così che quelle donne sono costrette, per curare i loro figli, a recarsi più volte alla settimana nel capoluogo, poiché a Busto Arsizio non esistono strutture in grado di fornire gli stessi servizi. Annibale Tosi decide allora di lasciar perdere l'impegno milanese e di recarsi con loro a Varese, per capire di cosa hanno bisogno. In quel preciso momento nasce l'idea dell'AIAS.

Oggi, dopo cinquant'anni, l'AIAS di Busto Arsizio porta il nome del suo fondatore, ed è divenuta una struttura sanitaria di riferimento non solo per la provincia di Varese. Nei primi anni viene avviata una scuola per bambini spastici. Progressivamente però l’attività si sposta verso l’ambito socio sanitario della riabilitazione.

Attualmente la struttura offre le più diverse terapie di riabilitazione dell'età evolutiva. Si occupa di neuropsichiatria infantile, psicodiagnostica, medicina fisica e riabilitativa, riabilitazione neuromotoria, chirurgia ortopedica e riabilitativa, neuro psicomotricità, logopedia, psicoterapia, supporto neuropsicologico. Svolge inoltre attività con bambini con disturbi specifici dell'apprendimento e rivolge particolare attenzione al problema dell'autismo, tanto che nel 2012 è stato inaugurato a Somma Lombardo un Centro diurno che si occupa di pazienti fra i 4 e i 12 anni affetti da questa patologia, accreditato dalla Regione Lombardia.

L’impegno  sul territorio è testimoniato dai numeri: il personale della struttura ha in cura circa 750 bambini, eroga 37.500 prestazioni l'anno e oltre 1.200 visite specialistiche. I piccoli non vengono soltanto dalla provincia di Varese, ma anche da quella di Milano e dal vicino Piemonte. Vi è purtroppo una lunga lista di persone che attendono di essere prese in carico: 230 bambini non possono ad oggi recarsi all'AIAS di Busto a causa dell'inadeguatezza della convenzione con il sistema sanitario regionale, che andrebbe rivista al rialzo.

Importanti sono inoltre i convegni medici che periodicamente vengono organizzati e i corsi per i professionisti; nel corso dell’ultimo anno sono stati gestiti anche corsi di formazione per gli insegnanti della provincia di Varese nello specifico ambito dell’autismo, organizzati con l’Ufficio Scolastico Provinciale. Numerosi anche gli interventi a supporto dei genitori dei pazienti, con attività di case management individuali e di gruppo.

L'occasione delle cinquanta candeline è stata festeggiata con una cena sociale e ad una festa per le famiglie del Centro e, soprattutto, con l'acquisto della più recente versione di un innovativo dispositivo robotico per la riabilitazione motoria, il GE-O System. Dei nove presenti attualmente in Italia, quello di Busto è l'unico configurato per la riabilitazione pediatrica. Con l’avvio dell’utilizzo di questo importante strumento saranno sviluppati anche alcuni progetti di ricerca specifici in collaborazione con la Clinica Universitaria di Basilea e quella di Verona. Una curiosità: quando hanno consegnato l'imponente macchinario, acquistato anche grazie alla generosità di Giannina Migliavacca, vedova di Annibale Tosi, pioveva a catinelle…